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ARTICO CANADESE

4 mesi con gli inuit

Nessuno sa con certezza da dove provengano gli inuit.

Si crede comunque che discendano da un gruppo di cacciatori e di pescatori che, dalle regioni asiatiche, raggiunsero l'America settentrionale circa 10.000 anni fa.

Gli inuit, (nome attuale che significa "gli uomini"), da noi conosciuti come eschimesi, (antico nome dato loro dagli indiani Algonchini che significa "mangiatori di carne cruda"), vivono nell’estremo nord della Terra, nelle regioni artiche, dove il territorio, immenso ed ostile, è soggetto a climi molto rigidi.

Un tempo erano completamente nomadi e non avevano alcun contatto con il mondo occidentale. Vivevano di caccia e di pesca e la loro cultura non aveva altro scopo che quello della sopravvivenza.

Gli inuit cominciarono a mutare a seguito del contatto con i bianchi che si recarono nelle terre del nord per l’estrazione dei minerali e per il commercio delle pelli animali. Il primo e importante cambiamento fu il passaggio da una vita attiva a una vita sedentaria.Vi sembrerà strano, ma a causa di questo banale e semplice dettaglio, gli inuit, oggi, non sono più inuit. Che cosa vuol dire?

Ho vissuto 4 mesi con gli inuit del Quebèc, la regione più a nord del Canada. Ho dormito nelle loro case e ho condiviso con loro la vita monotona e ristretta dei villaggi, oggi costituiti da abitazioni di legno prefabbricate e riscaldate, e non più da case fatte di neve, gli igloo. Ma sono anche andata a caccia con loro, incontrando orsi bianchi, foche, trichechi, balene, renne, spostandomi nella tundra d’estate, e nelle sconfinate distese di ghiaccio d’inverno.

Sono stata attenta ad ogni loro emozione ed ho indagato sull’origine della loro tristezza. “Sono inuit o sono bianco?” - mi continuavano a chiedere disperati -. E ciò che appariva dai loro sguardi profondi era una devastante e lacerante confusione interiore come potrete ben comprendere dal racconto di Peter Iyaituk, uno dei cari amici inuit del villaggio di Ivujivik.

“Ero sicuro che la vita che conducevo fosse quella giusta per me, ero sicuro che tutto ciò che mio padre mi ha insegnato per anni fosse vero, fosse assoluto: la solidarietà di gruppo, la fedeltà delle coppie, il senso dell’impegno nella vita di ogni giorno. Non mi sono mai posto il problema dell’esistenza di altri valori, di un’altra verità. Io sono sempre stato felice con la mia famiglia. Non ho mai avuto bisogno dei soldi, mio nonno non ha mai lavorato per guadagnare, lui cacciava per noi perché avevamo bisogno di mangiare e di difenderci dal freddo. Non dovevamo pagare nessuno.

Oggi per esempio possiamo cacciare più velocemente con le motoslitte, ma per comprarne una dobbiamo lavorare e inoltre se in mezzo alla tempesta di neve qualche pezzo si rompe, la morte è assicurata. I nostri cani invece ci riportavano sempre a casa, non avevamo mai problemi e non costavano nulla. In fondo per noi il tempo non era così importante, non avevamo l’orologio, seguivamo le stagioni.

Oggi, grazie alla tecnologia, abbiamo scoperto che si può fare tutto più velocemente: sul momento la velocità mi dà piacere, ma poi quando torno nel villaggio con la selvaggina ed entro in casa mi prende un senso di tristezza e non mi sento più gratificato. Sento che tutto ciò che faccio non è più così indispensabile. Ho un’infinità di tempo in più, ma non capisco il senso della mia vita. Mio figlio preferisce i biscotti e la cioccolata, a lui la carne di balena cruda non piace. Per chi vado a caccia allora? E poi ci sono i supermercati.

Quando raramente esco con i miei cani per fare un giro, godo immensamente del piacere del silenzio e mi sento forte nello sfidare la natura, ma se li uso per andare a caccia mi sento stupido perché so che esiste la motoslitta. Quale voce devo seguire allora? Molte sono le situazioni in cui mi sento combattuto tra due scelte opposte. Mi sento un uomo a metà”.

 

DIBATTITO

Osservatela bene! Una grande carta geografica fisica, è sempre di tanti colori, che indicano le montagne e le pianure, i mari e i fiumi, i vulcani e le isole, i ghiacciai, i deserti e tutto il resto... Così era ed è la Terra.
I primi esseri viventi, per sopravvivere, non fecero altro che adattarsi a queste diverse caratteristiche del territorio. Nacque così, spontaneamente, la preziosa varietà. In ogni forma di vita.
Voglio immaginare un momento, nella storia del mondo, in cui la convivenza tra “diversi” è stata pacifica...
Forse, il deterioramento di questo giardino di armonia, cominciò quando l’uomo, molto più evoluto, non dovendosi più preoccupare della pura sopravvivenza, ebbe il tempo di considerare la propria differenza un buon motivo di vanto e una forma di potere....

Cari bambini

vi piace oppure no che nel mondo esistano tanti popoli diversi dal vostro?
Perché vi piace o perché non vi piace?
Secondo voi in che cosa sono “diversi” questi popoli?
Queste diversità vi fanno paura o vi incuriosiscono?
Una persona “diversa” è meno importante di voi e dei vostri soliti amici?
Come reagireste se adesso, nella vostra classe, entrasse un inuit? Che cosa gli raccontereste? Che cosa vi fareste raccontare?


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